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15/08/2011

Ferragosto in mìande.

Apro la finestra e trovo il grigiore indefinito e pallido del cielo. Il quartiere è silenzioso nonostante le auto e di conseguenza la gente sia rimasta tutta a casa, alla faccia dei milioni di vacanzieri sulle autostrade, mi sa che a sto giro Benetton incasserà poco.
In lontananza ma nemmeno troppo, odo lo scampanare della chiesa che rompe i coglioni annunciando l'ennesima funzione in cui si imbucheranno i timorati della domenica.
Il resto è solo noiosa precarietà che sì può palpare costantemente nel corso della giornata; è l'assenza di vita, la fiacchezza dell'intera città a trasmetterla in continuazione. La situazione palesa chiaramente le propri dimensioni la sera quando pare scenda il coprifuoco. Esco di casa alle 22 e non incontro un'anima nemmeno a pagare, impresa titanica trovare anche un bar o una gelateria aperta. Mancano solo i figuri in mimetica e fucile d'assalto agli angoli delle strade, poi il quadretto cileno da "emergenza nazionale" sarebbe perfetto.
In un anno, la vita è peggiorata in maniera allarmante.

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