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18/02/2011

Vergogne italiane.

La vergogna, intesa come mentalità, modo di pensare e agire, è il vero collante che da forma al nostro Paese. Dal cancelliere comunale al metallaro, dal Presidente della Repubblica al truzzo, il comune denominatore che il associa tutti è un'innata propensione per la zingarata di peggior specie, quella che non è più scherzo goliardico anche di cattivo gusto (Monicelli docet), ma azione degna della peggiore infamia.
I riferimenti al mondo della politica e dell'economia ovviamente sì sprecano, ma quelli preferisco lasciarli alla satira di Grillo, Crozza, Ascanio Celestini o Vauro, non perché a me fotta sega ma perché suddetti professionisti sono nettamente più bravi del sottoscritto a sputtanare il Paese in cui viviamo.
Oggi, andrò quindi a fare le pulci alla cara scena metal tricolore, che tanto esalta il pubblico nostrano appena si vocifera dell'ennesima reunion inutile o della ristampa in vinile di qualche album di cui nessuno sentiva la mancanza (i collezionisti segaioli, ovviamente, non sono contemplati come campione statistico probante -ndr).
Prima di procedere con le insaccate è necessario premettere che, pur con qualche neo, il metal italiano mantenne una discreta rispettabilità fino al termine degli anni '80 grazie a Necrodeath, Schizo e Bulldozer, che in quel periodo poteva essere tranquillamente considerati tra i migliori avanguardisti estremi presenti in Europa. Poi vennero gli anni '90 e la fine dell'appeal commerciale del metal classicamente inteso, spazzato via da Cowboys From Hell, Black Album e Nevermind.
Molte formazioni uscirono devastate da questa improvvisa deriva del mercato, per fortuna loro (e nostra -ndr) diverse chiusero i battenti, tante, invece, intrapresero la via dello sputtanamento per rimanere a galla e magari fare il botto che i tre nomi precedentemente citati fecero in quegli anni.
Gran parte della scena italiana piuttosto che re-inventarsi (senza troppe difficoltà considerando le basi di partenza -ndr) nel nuovo estremo che prendeva piede in quel periodo (death e black metal) sì dedicò a maldestri equilibri per accodarsi ai trend del mercato statunitense. I risultati, furono ovviamente pietosi.
Partiamo dunque con la tanto agognata colonna infame!
Extrema
In prima fila gli Extrema, che della totale mancanza d'identità hanno fatto autentica bandiera della propria esistenza.
Il gruppo lombardo nato sotto la stella del thrash americano dei bei tempi (si forma nell'86), prossimo al debutto discografico sì lega all'involuzione del genere sancita dai citati Pantera e prosegue il cammino fino ai giorni nostri, sostanzialmente scimmiottando il percorso stilistico dei Machine Head (i marchettari di Oakland).
Il risultato è una carriera spesa alla rincorsa del successo di mercato, che alla prova dei fatti non è mai arrivato se non per il batterista Dalla Pellegrina, che nel 2005 ha mollato il gruppo per unirsi ai Negrita, dimostrando un attaccamento alla causa degno del miglior trasformista politico (soprattutto considerando i trascorsi attuali del gruppo di Arezzo, che s'è rammollito parecchio rispetto agli esordi).
Schizo
Baccate anche agli Schizo, che nonostante un glorioso passato e un presente più che onorevole, a metà anni '90 non poterono fare a meno d'infognarsi in contaminazioni industriali sfociate negli EP Sound of Coming Darkness e Tones of the Absolute.
A parziale scusante di quella marchettara digressione, guarda caso imbastita quando gli alfieri della scena estrema USA erano i Fear Factory, pongo l'assenza di Reder alle redini della formazione. Resta tuttavia il fatto che pure i siciliani diedero prova di una coerenza relativizzata dalla direzione dei venti, con tanti saluti all'attitudine old school che riscoprirono a partire dalla seconda metà degli anni 2000.
L'arrivo al peggio del peggio, ci riporta geograficamente nel nord della penisola, più precisamente sull'asse Genova - Biella, in cui si sono intrecciati i destini di Necrodeath e Opera IX.
Necrodeath
I primi, come scritto in apertura, nel corso degli anni '80 furono band di culto nell'underground del thrash metal più maligno, quel proto black che in Europa sarà definitivamente canonizzato a nuovo genere qualche anno più tardi in Scandinavia.
A seguito del mutato interesse del mercato nei primi anni '90, i Necrodeath, al posto di proseguire la propria carriera contribuendo a plasmare il nascente black anche in Italia, chiusero baracca e burattini sciogliendosi.
Da quella fine videro inizialmente luce i Mondocane (interessantissimo progetto parallelo imbastito con gli Schizo -ndr) e successivamente la collaborazione di Peso coi Sadist e una serie di gruppi cover locali, dediti alla riproposizione delle sonorità alternative che andavano di moda ai tempi (vedi Rage Against The Machine).
Opera IX
Nei medesimi anni, muovevano i primi passi gli Opera IX, gruppo biellese gothic metal che intrecciò la propria storia coi Necrodeath a partire dal 1998, quando il batterista Flegias divenne frontman ufficiale della riunita formazione genovese, pronta a calcare nuovamente la scena accodandosi al death/thrash scandivano che sul finire dei '90 stava prendendo prepotentemente piede in Europa (con tanti saluti, per l'ennesima volta all'attitudine old school -ndr)
E', però, soltanto con il 2001 che  la joint venture tra i componenti delle due formazioni assume spessore autentico a seguito dell'uscita di Flegias e Cadaveria dagli Opera IX e il loro ingresso in pianta stabile nell'orbita della ricostituita Necrodeath family.
Da questo sodalizio vedrà la luce una progenie che spenderà le proprie energie sondando i terreni sonori più disparati. A questo proposito, molti affermano che ciò sia il naturale sbocco di artisti autenticamente a tutto tondo, il sottoscritto è invece convinto che tale poligamia sonora sia spinta da motivazioni meramente economiche. A sostegno della mia tesi sì pone la cronistoria dei fatti, che si svilupperanno sempre in corrispondenza di determinati trend di mercato.
Cadaveria
Si inizia coi Cadaveria messi in piedi dai due fuoriusciti degli Opera IX cui si aggiunge John dei Necrodeath oltre a un chitarrista dal curriculum immacolato.
La totale assenza d'onestà intellettuale di questo gruppo si evince a partire dalla foto qui a fianco (dove sembrano i Lacuna Coil), ma per i più garantisti suggerisco l'ascolto di due brani, The dreamAnagram. Ditemi voi se li dentro non sì sente tutto il pattume che è stato spacciato per musica dura nell'ultimo decennio, condita con la più becera iconografia alternativa presente sul mercato!
A fronte di tanta grazia artistica, la coppia Cadaveria/John è convinta d'avere le carte in regola per ampliare ulteriormente la propria creatività plasmando i Dynabyte. Per questa occasione i due smettono i panni più o meno vampireschi (che diciamolo, ci stracciano i maroni da quando i romanzi di Ann Rice finirono al cinema...) indossati nei Cadaveria per rifugiarsi nello stile del discotecaro emo, la risultante è la roba che potete vedere e ascoltare qui sotto, cioè una brutta copia di quanto nei medesimi anni facevano i tedeschi Rammstein



Il connubio audio/video è quanto di più imbarazzante mi sia capitato di vedere per mano di sedicenti professionisti del settore. Rimpiango, senza ironia, i pezzi di Britney Spears e dei Backstreet Boys, che per lo meno non erano pretestuosi quanto sta gente.
Se non ne avete ancora abbastanza, gustatevi i Raza De Odio in cui la Necrodeath family tenta di scimmiottare i Brujeria. La prima volta che li ascoltai mi chiesi "ma che cazzo è sta roba?" Non ho ancora trovato una risposta, in compenso però sono convinto che Zanna abbia più futuro pescando branzini al largo di Camogli, piuttosto che prestandosi a queste partecipazioni artistiche di dubbia qualità.
Sarà che la mia digestione è ancora in atto, ma lo schifo generatomi da questi personaggi inizia a stomacarmi, taglierò dunque corto sull'inutilità di formazioni (Alkoholizer, Elvenking, Macbeth, Stormlord, Theatres des Vampires, Mastercastle, Vision Divine, Labyrinth ecc. ecc. ecc.) colpevoli soltanto di fare musica di merda e/o derivativa, per soffermarmi ancora su un paio di nomi.
Detestor
I primi sono i Detestor che si qualificano un po' come gli Extrema della riviera ligure forti di una carriera iniziata sotto il fuoco del thrash, consacrata nella fiamma death (di qualità piuttosto infima) e chiusa all'insegna del nu-metal, il tutto nel volgere di un decennio (non male! -ndr).
La chiusura, invece, spetta a un'autentica bandiera nazionale, Pino Scotto.
Anche conosciuto come Vasco Rossi dei poveri, il Pino nazionale iniziò la sua militanza nei Vanadium ma diverrà un'icona da teatrino italiano solo quando prese a muoversi in proprio, collezionando una serie di zingarate d'antonomasia tutte all'insegna della contraddizione. Pino è infatti famoso per rilasciare affermazioni completamente a cazzo campana, in questo senso pare il gemello mancato di Berlusconi. Nonostante questo, se la tira da artista anti-sistema, da personaggio che va sempre controcorrente, un anticonformista nato, in realtà è solo un poveraccio che sopravvive sfruttando la stupidità che alberga nei cuori di buona parte del pubblico hard & heavy italiano, abituato a esaltare lo scemo del villaggio che urla più forte degli altri.
In una società civile sana, un personaggio del genere non meriterebbe nemmeno un impiego come lavacessi a Brignole, e non verrebbe applaudito dal pubblico mentre spala merda sulle Vibrazioni con cui poi va a suonare in apertura agli AC/DC (che infama dall'alto della sua grandissima carriera).



Non potevo trovare macchietta migliore con cui chiudere questo messaggio.

5 commenti:

  1. Bèlin, se un neo metallino leggesse i nostri articoli, penserebbe immediatamente al suicidio!!
    Senza dubbio un panorama piuttosto desolante, negli ultimi vent'anni salverei solo gli In.si.dia e ,forse forse, i Distruzione.
    Personalmente però non riesco proprio a rimpiangere le boyband che, passami il termine, trovo "insupportabili": opterei sicuramente per Blackwood o Simone Jay !!

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  2. Mi permetto di fare le pulci;

    1) Ma quest'articolo cita solo i fallimenti o tutta la scena italiana? Nel caso, senza voler scomodare personaggi allucinanti (i vari Pedretti, Neronoia, Cazzodio ecc ecc), mancherebbe la grande realtà del metal nostrano, cioè i DEATH SS, cazzo. Oltre a loro segnalo pure i - pochi - album validi degli Spite Extreme Wing; possono piacere o non piacere, possono essere condivisi come pensiero (meglio di no), ma sono decisamente delle perle. Ed ancora potremmo ricordare Antropofagus, Janus eccetra eccetra. Ultima menzione per gli Aborym, per i quali vale lo stesso discorso dei SEW (piacciono o no ecc ecc), gruppo che peraltro costituisce il canto del cigno di quel barbone fallito di Malfeitor.

    2) Non sapevo che tutti questi gruppi di inferiori liguri fossero figli della mamma di tutti (notare il fine giuoco di parole) dei Necrodeath; peggio a sapersi. Se vi posso fare ulteriormente le pulci, avete accostato un gruppo di merda (DNAByte) a un altro gruppo di merda (Rammstein), probabilmente perché merda va con merda. Ricordiamo infatti che QUALSIASI COSA mai fatta dai tedeschi in questione è GIA' stata fatta, ai tempi d'oro, dai Ministry (padre e madre di tutti i gruppi industrial-metal, ammesso che la definizione voglia dire qualcosa); i Rammstein si sono limitati a tradurre in tedesco (dandosi un'infarinata di Einsturzende Neubauten nel frattempo) i loro contenuti.

    3) Sugli Extrema nessun commento, solo risate registrate da sit-com.

    4) Pino Scotto ha anche un altro IMPORTANTISSIMO demerito: esiste. E grazie a lui, miliardi di ragazzini appena usciti dall'uovo si intrippano e riempiono facebook di commenti tipo "Mitiko Pino dagli ai truzzi di merda" e altre amenità.

    -Lios (più noto come Giovanni Sarcòfago, ma se mi scoprite subito non c'è più gusto diamine)

    Ps: segnalo a Brizio, che me lo aveva chiesto, il mio blog (sadroids.wordpress.com), e vi ricordo che se voleste posare la penna su .evoblog possiamo discuterne.

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  3. Eccomi, oh finalmente so con chi parlo. Era tristissimo rispondere ad un "anonimo".

    1) L'articolo cita si i fallimenti, ma soprattutto sottolinea le band italiane senza un minimo di personalità (qualcuno le chiama banderuole).
    I Death SS, saranno anche leggendari, storici ecc... ma in tutte le loro incarnazioni, mi hanno sempre fatto cagare. Sono stato anche spettatore (pagante, purtroppo) di una delle loro tanto lodate esibizioni dal vivo. Non l'avessi mai fatto: dopo venti minuti sono uscito fuori dal locale, preferendo i fumatori incalliti, fai te.
    Aborym li vedo esageratamente sopravvalutati e troppo "spinti" dalle riviste del settore.
    Agli Antropofagus invece, calzerebbe a pennello il seguente motto: "Tanto fumo, niente arrosto".
    Per non parlare di Argento; penso che abbia attraversato tutte le "fasi metallare": dal thrasher al brutallaro, dal misantropo all' elettronico "open mind". Sorvoliamo và.

    2) Questione Dynabyte: abbiamo citato i Rammstein come paragone in quanto sono proprio loro, da ebeti, a citare i tedeschi e "Remanufacture" come influenze principali, non certo i Ministry o i Godflesh.

    Sui punti 3 e 4 direi che è inutile spendere altre parole.

    Lascio comunque la parola al carbonizzato, se ha qualcosa da aggiungere.

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  4. 1) L'articolo riguarda i soli trasformisti del metal nostrano, non a caso l'ho intitolato "Vergogne italiane".

    2) I Rammstein sono stati nominati perché gruppo che ha reso l'industrial un genere "commerciale". Se non fossero esistiti, molto probabilmente nemmeno i Dynabyte avrebbero mai visto la luce.

    3) Parlare degli Extrema è peggio che sparare sulla Croce in Rosso.

    4) Il demerito più grande di Pino Scotto è il non essere mai correttamente dimensionato dal settore in cui sguazza.

    5) Personalmente non m’interessa collaborare con il blog dell'Evolution, la linea editoriale che tenete non è nelle mie corde.

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  5. Bèlin, Giovanni...
    -Capacità di "cazzolunghismo": 10
    -Comprensione del testo: 2

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