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29/01/2011

Padroni a casa nostra.

Su questo slogan la Lega Nord ha costruito buona parte del proprio consenso nel settentrione più becero, xenofobo e ignorante.
A onor del vero il Carroccio non è stato il solo a cavalcare la rivendicazione dell'italianità più rozza e bieca che esista (in suo compagnia marcia da sempre compatto tutto il resto del centro-destra nazionale) ma è sicuramente la formazione politica che nel corso degli anni più ci ha battuto, al punto da erodere anche parte di quell'elettorato che s'infiammava quando certi concetti venivano espressi da quella mal anima di Almirante e successivamente dal suo pupillo Fini.
Caso strano, però, se il medesimo concetto lo esprimono e applicano i popoli dell'Africa Mediterranea, le ventate d'entusiasmo di leghista DNA non sì verificano, come mai? Eppure, dovremmo gioire tutti per quanto sta accadendo in Algeria, Tunisia ed Egitto, soprattutto perché i moti che stanno agitando il nord Africa non sono frutto di particolari maneggi politici, ma al contrario sono l'esternazione di popoli esacerbati dalla privazione e compressione dei più elementari diritti cui ogni essere umano aspira.
Come mai il mondo occidentale, tanto restio a integrare e valorizzare seriamente l'extracomunitario, non gode del fatto che tanti potenziali immigrati stia tentando di migliorare la struttura istituzionale dei propri paesi per evitare di vivere nella merda, e magari essere costretti ad espatriare più o meno clandestinamente?
Soltanto negli ultimi giorni, a fronte di proteste che al posto di placarsi sì sono intensificate, il primo mondo ha iniziato a pronunciare parole di tiepida simpatia (termine eccessivo ma al momento non mi viene in mente nulla di meglio) nei confronti dei manifestanti, guarda caso propria quando il nuovo fronte della rivolta nord africana è divenuto l'Egitto.
L'avvenimento, ovviamente, non è casuale e poggia le proprie basi sulle consuete regole d'interesse economico che reggono (spero ancora per poco, ma non ci conto) questo mondo. Nell'area interessata dalle rivolte, infatti, affondano profondi e macroscopici interessi alcuni tra i principali attori occidentali, si pensi alla Francia, da sempre croce e delizia di Algeria e Tunisia, all'Italia che attraverso l'ENI sente puzza di problemi per i propri interessi energetici e ovviamente gli USA che da 30 anni hanno nell'Egitto il secondo baluardo d'appoggio per il Medio Oriente dopo la Turchia. In quest'ottica vanno quindi interpretati gli imbarazzi che hanno avuto Sarkozy e Clinton nell'esporre la posizione dei rispettivi Paesi in merito a quando sta avvenendo in Nord Africa.
Per come la vedo io, l'aria peggiore tira in casa del Segretario di Stato americano che sicuramente ha vagliato anche l'ipotesi (remota) della formazione di un asse trasversale Iran-Iraq-Egitto all'indomani della prima o poi necessaria smilitarizzazione di Bagdad e del venir meno del potere di Mubarak, che da 30 anni esegue gli interessi americani  sulla pelle dei propri cittadini che ormai ne hanno le tasche piene del dittatore tinto (in questo e non solo assomiglia molto al nostro Berlusconi).
Sono nel campo della fantapolitica? Forse, ma verificando come s'è sgonfiata la panzana dello "Yes, we can!" che aveva galvanizzato mezzo mondo all'indomani del passaggio di consegne tra G.W. Bush e Obama nel 2009, non credo di risultare poi tanto visionario.
In ogni caso, mi auguro che il cittadino comune, a differenza delle istituzioni che ci rappresentano in casa e fuori, abbia sentore di quale sia la parte con cui schierarsi, e magari inizi a prenderne esempio riguadagnando quella determinazione che in Africa sta dando lezioni di civiltà a tutto il mondo definito correntemente come progredito.

1 commento:

  1. "...e magari inizi a prenderne esempio riguadagnando quella determinazione che in Africa sta dando lezioni di civiltà a tutto il mondo definito correntemente come progredito." Ben detto!!

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