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17/08/2010

Is only Death real?


Stimolato dall'analisi dell'intera discografia dei Death pubblicata su Metal.it, negli ultimi giorni ho diligentemente riascoltato tutta la produzione del gruppo di Schuldiner constatando (con poca sorpresa) che la mia opinione sull'operato del fu "Evil Chuck" è piuttosto cambiata rispetto all'epoca in cui mi confrontai per la prima volta con la sua musica.
Ai tempi del primo approccio coi Death ero ancora pivello e privo di conoscenza in ambito metal, quindi mi muovevo e valutavo col classico, grezzo, metro adottato da ogni (o quasi) nuova leva: "se suona più veloce e intricato è meglio". Dunque via a consumare quello che Schuldiner diede in pasto al pubblico da Human in avanti, poi il tempo passa, la percezione personale si smussa, affina e cambia. Ecco quindi che i dischi esaltanti di ieri, sviscerati per bene ora mettono a nudo soltanto un gran senso di freddezza e distacco, mentre gli album ai tempi bollati come "grezzi" per passare velocemente oltre, mostrano un fascino tutto particolare con la propria furia nichilista e qual cambio di ritmo buttato lì nel pezzo che vale più di tutte le divagazioni tecniche poste in essere dalla carrellata di mostri che si sono avvicendati alla corte di Chuck.
Rispetto dunque per la carriera del gruppo, che probabilmente è stato l'unico a far ciò che voleva dell'estremo, dando prima i natali a un genere per poi condurlo con naturalezza e semplicità verso orizzonti inesplorati, ma anche un po' d'amarezza per il progressivo venir meno di quella carica deflagrante che ammorbava pezzi come Baptized In Blood, Primitive Ways o Living Monstrosity in favore di una ricerca strumentale che a mio modo di vedere ha fornito al gruppo mezzi espressivi scarsamente districabili e d'impatto superficiale.
Poi oh... a me lo scream con cui Chuck ha lentamente monopolizzato le sue linee vocali non è mai piaciuto!

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